Nessuno diluisce il veleno col fiele [che è amarissimo] . . . ciò che è dannoso vi è servito ben condito onde abbia un gusto dolcissimo”. — Tertulliano.
Nel descrivere l’adempimento di questa profezia, Matteo (27:34) usò il termine greco cholè (fiele): lo stesso termine che si trova nella Settanta in Salmo 69:21.
33 Ed essendo venuti al luogo chiamato Gòlgotha,*+ vale a dire Luogo del Teschio,* 34 gli diedero da bere vino mescolato con fiele;+ ma, dopo averlo assaggiato, egli si rifiutò di bere.
+ 22 Pentiti, perciò, di questa tua malizia, e supplica Geova*+ che, se possibile, lo stratagemma del tuo cuore ti sia perdonato; 23 poiché vedo che sei un* fiele velenoso+ e un legame d’ingiustizia”.
Il basilare verbo impiegato (miʹgny·mi) si trova in Matteo 27:34 per descrivere il miscuglio di vino e fiele e in Luca 13:1 per descrivere che Pilato aveva mischiato sangue ai sacrifici.
(Gb 16:1, 13) In seguito Zofar, con linguaggio figurato, accusò Giobbe di avere agito malvagiamente e disse che il suo “cibo” sarebbe stato dentro di lui come “il fiele [o veleno] dei cobra”.